Novità  e normative sui mandati diretti di energia e gas

Nuovo piano UE per l’energia, dal 2025 obbligo di pannelli solari su edifici pubblici e commerciali. Per staccarsi dalla Russia si torna al carbone

 

Nuovo piano UE per l’energia, dal 2025 obbligo di pannelli solari su edifici pubblici e commerciali. Per staccarsi dalla Russia si torna al carbone

Torna in pista anche il nucleare. Fonti Ue spiegano che l'Europa  avrà bisogno di aumentare "nei prossimi 5-10 anni di 44 Terawatt/ora la produzione di energia dal nucleare e di 100 TWh di carbone, si tratta di un aumento di circa il 5% nel mix energetico". Permessi più veloci per gli impianti di rinnovabili

“Proponiamo di rendere obbligatori i pannelli solari per gli edifici commerciali e pubblici entro il 2025 e per i nuovi edifici residenziali entro il 2029. Questo è un piano ambizioso ma realistico”. Lo annuncia la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, presentando il RePowerEu. Attualmente il solare copre circa il 6,5% della generazione di elettricità italiana con una potenza installata di 25 Gigawatt/ora, meno della metà rispetto alla Germania. L’obiettivo fissato dal Piano per la transizione ecologica è di raddoppiare la capacità da solare ed eolico per un installato totale di rinnovabili tra i 125 e i 130 Gw. Gli impianti per le rinnovabili diventano “prevalente interesse pubblico” per legge per accelerare i permessi e obiettivi più ambiziosi per le energie pulite al 2030. Sono questo gli elementi principali del piano della Commissione europea per aumentare la produzione di rinnovabili. Con il passo della Commissione buona parte delle procedure burocratiche per l’autorizzazione possono essere condotto non dal singolo sviluppatore del progetto, ma a livello macro per l’intera area dove il progetto per le rinnovabili avrà sede. In campo, inoltre, misure per la produzione di idrogeno e biometano.

“Dobbiamo ridurre la nostra dipendenza energetica dalla Russia il più rapidamente possibile. Lo possiamo fare. Oggi presentiamo il RePowerEu per questo. Possiamo sostituire i combustibili fossili russi lavorando su tre livelli: dal lato della domanda, con il risparmio energetico. Dal lato dell’offerta, diversificando le nostre importazioni di energia dai combustibili fossili e accelerando la transizione verso l’energia pulita”, ha annunciato la presidente della Commissione Ue. “Mobilitiamo quasi 300 miliardi di euro. Circa 72 euro miliardi di sovvenzioni e 225 miliardi di euro di prestiti”, spiega. E, per ridurre la dipendenza dalle importazioni dalla Russia, l’Ue apre le porte ad atomo e carbone. Fonti Ue spiegano che l’Europa avrà bisogno di aumentare “nei prossimi 5-10 anni di 44 TWh la produzione di energia dal nucleare e di 100 TWh di carbone, si tratta di un aumento di circa il 5% nel mix energetico”. Nell’ultimo anno le quotazioni del carbone sono più che quadruplicate proprio in vista di un suo maggior utilizzo.

“Cominceremo con la cosa più ovvia: il risparmio energetico è il modo più rapido ed economico per affrontare il problema crisi energetica attuale. Aumenteremo quindi l’obiettivo di efficienza energetica dell’Ue per il 2030 dal 9% a 13%. E stiamo aumentando l’obiettivo 2030 per l’energia rinnovabile dell’UE dal 40% al 45%”, sottolinea la presidente della Commissione Ue. I 27 leader di governo dell’Ue hanno anche deciso di creare una piattaforma per l’acquisto congiunto di gas, gnl e idrogeno. “Con il piano RePowerEU, proponiamo una via operativa da seguire, con un meccanismo di appalto congiunto e un comune approccio ai paesi fornitori. In questo modo, possiamo proteggere il le importazioni di energia di cui abbiamo bisogno senza concorrenza tra i nostri Stati membri”, ha detto von der Leyen,

 

L’Italia potrà chiedere di aumentare la quota di prestiti nel Recovery fund per finanziare gli investimenti e le riforme legate all’energia. Secondo quanto indicato dal vicepresidente Frans Timmermans durante la presentazione del RePowerEu, i 225 miliardi di euro di prestiti ancora disponibili nel NextGenerationEu per le capitali che non ne hanno fatto richiesta potranno essere riassegnati se non utilizzati. L’Italia, che ha già chiesto la sua quota di prestiti – aggiungono fonti Ue – potrà anche contare su una cospicua quota dei 20 miliardi di sovvenzioni dai ricavi Ets che sarà ripartita secondo gli stessi criteri del Recovery.

LE REAZIONI – “La presenza di misure legislative e di obiettivi vincolanti più ambiziosi per le energie rinnovabili e l’efficienza energetica non può che essere accolta favorevolmente, ma il livello proposto è ancora troppo basso per porre fine quanto prima alla nostra dipendenza dalla Russia e combattere la crisi climatica”. Così in una nota i co-portavoce di Europa Verde Eleonora Evi e Angelo Bonelli.

“Il piano REPowerEU pubblicato oggi dalla Commissione europea mira a ridurre rapidamente la dipendenza dai combustibili fossili russi. Tuttavia, le proposte di sostituire il petrolio e il gas russo investendo in ulteriori infrastrutture per il gas, contando su livelli irrealistici di idrogeno o aumentando l’uso della bioenergia senza restrizioni sull’approvvigionamento, rischiano di prolungare la dipendenza dell’UE dai combustibili fossili e di mettere a repentaglio gli obiettivi climatici e di protezione della natura”, scrive in una nota il Wwf.

“La strada scelta da Bruxelles è quella di accelerare la transizione verde definita dal Green Deal, espandendo gli obiettivi verdi e accelerando le tempistiche già contenute nel pacchetto Fit for 55 e aumentare le importazioni di gas non russo nel breve periodo. Se l’aumento delle forniture gas attraverso lo sfruttamento delle infrastrutture esistenti e la riorganizzazione dei flussi commerciali è necessario nel breve periodo, la criticità principale dei pacchetti è legata al supporto di nuove infrastrutture, come rigassificatori e gasdotti, nuova produzione e nuovi contratti di lungo periodo. Questi, infatti, risultano incompatibili con l’obiettivo di contenimento dell’aumento della temperatura globale entro gli 1,5 gradi e rischiano di diventare rapidamente obsoleti e permanentemente costosi man mano che l’Europa avanza nella decarbonizzazione” commenta in una nota il centro studi di tematiche energetiche e ambientali ECCO. “Non dobbiamo illuderci che la sola diversificazione dei fornitori sia una soluzione vincente sul lungo periodo. Considerando che la maggior parte dei paesi esportatori è collocata in regioni dalla stabilità solo apparente, come il Mediterraneo o l’Africa subsahariana, non sono da escludere nuovi rischi di interruzione delle forniture in futuro”, spiega l’analista Annalisa Perteghella.

 

Fonte: www.ilfattoquotidiano.it




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