Novità  e normative sui mandati diretti di energia e gas

Energia, Terzo Polo propone tetto italiano a prezzo bollette elettricità e gas

 

Energia, Terzo Polo propone tetto italiano a prezzo bollette elettricità e gas

 

 

Calenda: “E’ una ‘manovra bazooka’, tuttavia è indispensabile perché il rischio che questa crisi diventi una crisi economica e sociale più profonda, più che un rischio è una certezza. Purtroppo l’Europa è stata troppo lenta”

 

“Oggi lanciamo le proposte sul caro energia del Terzo Polo perché non sta arrivando il tetto europeo al prezzo del gas né il tetto al costo dell’energia elettrica, dunque dobbiamo operare in Italia. Noi non dobbiamo operare col tetto al prezzo di acquisto del gas nazionale, che non si può fare perché facendolo il gas andrebbe da altre parti e avremmo un problema di forniture; dobbiamo agire bloccando il prezzo del gas con un intervento di finanza pubblica”. Lo ha dichiarato il leader di Azione, Carlo Calenda, nel corso di una conferenza stampa alla Camera dei Deputati.

“A nostro avviso – ha spiegato Calenda – il sistema dei crediti di imposta per le aziende è molto difficile da usare, soprattutto le PMI e quelle che hanno un problema di liquidità immediata. All’accensione del riscaldamento il rischio di una deflagrazione economica, produttiva e anche sociale è gigantesco.

LA PROPOSTA DI TETTO AL PREZZO DELL’ELETTRICITA’ E DEL GAS

Noi proponiamo di mettere un tetto al prezzo della bolletta elettrica fissato a 150 euro per megawattora, contro i 280 euro/Mwh attuali e un tetto al costo del gas di 100 euro per megawattora. Questo significa che il differenziale tra il prezzo di mercato e questo prezzo viene coperto dalla finanza pubblica.

Abbiamo fatto una proiezione che non riflette il prezzo di oggi – che è particolarmente basso – ma il prezzo dei futures, cioè di quello che il mercato finanziario proietta come costo dell’energia elettrica e del gas. Questo è un taglio che su una PMI porta a un risparmio del 50% sul consumo annuo di elettricità e del 42% sul gas”.

Per il leader di Azione “questa manovra, con il disaccoppiamento rinnovabili-prezzo del gas, costa circa 16 miliardi di euro nel 2022 e circa 24 miliardi nel 2023, e riguarda la stagione invernale, che va da novembre a marzo. Noi consideriamo questo periodo perché riteniamo che entro questo periodo potrebbe arrivare un intervento europeo e, se arriverà, questo tetto diventerà poco rilevante”.

LE COPERTURE FINANZIARIE DELLA MANOVRA

“Le coperture che abbiamo trovato sono per il 2022 di 10 miliardi di euro riportando il deficit attuale – che è del 5,1% – a quello programmatico, che è del 5,6%, 1,5 miliardi di euro dai proventi delle aste ETS destinate al MISE e al MiTe, e 4,7 miliardi di euro cancellando il credito d’imposta varato da Draghi per il mese di novembre, perché questa è una misura sostitutiva del credito d’imposta.

Per il prossimo anno proponiamo sempre 10 miliardi di euro portando il deficit tendenziale al livello di quello programmatico del DEF, 9 miliardi da una diversa tassazione sugli extraprofitti fatta attraverso un’addizionale IRES temporanea – che è molto più semplice da fare – e 5 miliardi che stimiamo dalla crescita economica”.

LE “CONDIZIONI INFRASTRUTTURALI” PER REALIZZARLA

“Ci sono però due condizioni – ha proseguito Calenda – per poter fare questa manovra, che ho trasmesso sia a Enrico Letta che a Giorgia Meloni, e sono condizioni di natura infrastrutturale: vanno completati i due rigassificatori di Ravenna e Piombino e va costruito l’impianto di compressione di Sulmona, che consente di portare il gas da sud a nord, altrimenti c’è un collo di bottiglia; dobbiamo aumentare i siti di stoccaggio per circa 4-5 miliardi di metri cubi di gas per affrontare il prossimo anno; infine, dobbiamo portare a termine la vendita di gas  a prezzo calmierato per le imprese energivore. Questa è una ‘manovra bazooka’, tuttavia è indispensabile perché il rischio che questa crisi diventi una crisi economica e sociale più profonda, più che un rischio è una certezza. Purtroppo l’Europa è stata troppo lenta, l’intervento tedesco da 200 miliardi di euro ci indica una direzione precisa a cui dobbiamo rispondere, non possiamo restare inerti in attesa che in Europa si trovi un accordo”.

 

 

Fonte : https://energiaoltre.it/




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