Novità  e normative sui mandati diretti di energia e gas

Il caro energia è costato 55 mld

 

Il caro energia è costato 55 mld

Ammonta a circa 55 mld di euro la spesa pubblica del 2022 per contrastare il caro energia. Questo il costo per le misure legislative introdotte fino al 30 settembre dell’anno corrente sopportato dallo stato, come emerge dai dati contenuti nel dossier delle camere

Ammonta a circa 55 mld di euro la spesa pubblica del 2022 per contrastare il caro energia. Questo il costo per le misure legislative introdotte fino al 30 settembre dell'anno corrente sopportato dallo stato, come emerge dai dati contenuti nel dossier delle camere sugli effetti finanziari delle misure contro il caro energia del 5 ottobre. Circa il 75% della spesa riguarda le misure direttamente rivolte al contenimento delle spese relative alle forniture energetiche (40,97 mld), mentre il restante 25% si riferisce alle disposizioni per tutelare il potere d'acquisto di imprese (1,55 mld) e famiglie (12,49 mld). Crediti d'imposta la tipologia di intervento più costosa.

 

La documentazione finanziaria pubblica n. 33 delle camere, contenente il dossier in calce, rappresenta un chiaro schema di sintesi circa l'impatto in termini di indebitamento netto (più comunemente deficit) delle misure introdotte per fronteggiare il caro energia legato alla crisi ucraina. Andando nel dettaglio dei dati ricavabili dallo studio condotto, vengono innanzitutto considerate le disposizioni finalizzate in maniera diretta a contenere la spesa energetica di famiglie e imprese e i conseguenti oneri a gravare sulla finanza pubblica, inerenti all'esercizio 2022. Successivamente, il dossier concentra la materia di trattamento sulle ulteriori misure legislative adottate nell'anno in corso, che perseguono però la finalità di alleviare gli effetti dell'aumento dei prezzi, tutelando il potere d'acquisto di lavoratori e famiglie e garantendo liquidità alle imprese e volte quindi a generare una compensazione indiretta delle spese per l'energia.

 

Per quanto riguarda la prima sezione del documento sulle misure direttamente rivolte allo sgravo della spesa per le forniture, è da segnalare che l'indebitamento totale ammonta a 40,97 mld di euro, distribuiti tra i vari interventi legislativi, dalla legge di bilancio del 2022 (l 234/2021) fino al più recente decreto aiuti-ter (dl 144/2022); vedasi tabella per una panoramica sulle singole disposizioni. In particolare, l'intervento più costoso risulta essere il decreto aiuti-ter, cui si collega un deficit di 10,68 mld. Tra le previsioni di detto decreto, i crediti di imposta per spese di acquisto di energia elettrica o gas sono costati alle tasche pubbliche 9,77 mld; 492 ml il costo per ridurre accisa e iva sull'acquisto di carburanti; 420 ml quelli destinati ai fondi per contributi alle imprese in difficoltà in conseguenza del caro energia. Anche il decreto aiuti-bis (dl 115/2022) registra un forte impatto sull'indebitamento, pari a 9,86 mld, di cui 1,28 mld per l'erogazione dei bonus sociali in bolletta e 3,46 mld per finanziare crediti d'imposta. È proprio la previsione di crediti d'imposta la tipologia di intervento che genera più debito pubblico, quasi la metà del totale degli oneri prodotti dalle misure dirette (19 mld su 40,97 mld).

 

Dei 55 mld totali di spesa pubblica, i restanti 14 mld sono serviti a finanziare le disposizioni che non agiscono direttamente sulla spesa di forniture ma che intendono mitigare gli effetti del caro. Si tratta cioè delle disposizioni a favore delle imprese per tutelarne la liquidità, costate 1,55 mld, e di quelle volte alla tutela del potere d'acquisto di lavoratori e famiglie, costate 12,49 mld. La quasi totalità dell'esborso per le famiglie è riconducibile all'indennità una tantum per lavoratori e pensionati regolata dal primo decreto aiuti (dl 50/22), dal bis e dal ter, il cui deficit totale ammonta a 9,88 mld. Da ultimo, si segnala che all'interno degli 1,55 mld spesi per le imprese, 1,1 mld sono stati destinati a misure per incentivare investimenti in campo energetico e di riconversione produttiva, mentre non è stato possibile attribuire ex ante un effetto finanziario alle garanzie Sace, calcolabile solo a seguito della loro eventuale escussione.

 

 

 

 

Fonte: www.italiaoggi.it




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