Novità  e normative sui mandati diretti di energia e gas

Crisi energetica: perché bisogna focalizzare gli aiuti su chi ne ha bisogno

 

Crisi energetica: perché bisogna focalizzare gli aiuti su chi ne ha bisogno

Il nuovo rapporto Acer sul monitoraggio dei mercati retail di elettricità e gas, evidenzia i rischi delle misure di supporto generalizzato a tutte le categorie di consumatori.

Come devono comportarsi i Paesi Ue per aiutare famiglie e imprese nel pieno della crisi energetica?

Le prossime misure contro il caro bollette dovranno essere più focalizzate sui consumatori vulnerabili, sottolinea il rapporto di monitoraggio annuale 2021 sui mercati retail di elettricità e gas, curato da Acer (European Union Agency for the Cooperation of Energy Regulators) e Ceer (Council of European Energy Regulators).

Il punto è che i rincari energetici si sono accentuati nel 2022 e con ogni probabilità proseguiranno nel 2023, quindi è necessario che gli Stati membri intervengano nel modo più bilanciato possibile tra diverse esigenze.

In particolare, evidenzia il rapporto, occorre trovare un corretto equilibrio tra essere troppo generosi o troppo severi nel definire le politiche di sostegno.

Difatti, si spiega, il sostegno finanziario dovrebbe essere fornito a coloro che ne hanno più bisogno, ma questo obiettivo può essere difficile da raggiungere, soprattutto quando si deve intervenire con urgenza per calmierare i prezzi.

Il rischio di un approccio troppo generoso è includere negli aiuti delle categorie di consumatori che in realtà non hanno bisogno di alcun aiuto; ciò avviene, ad esempio, con i tagli generalizzati delle accise sui carburanti.

Altra raccomandazione è fornire supporto, mantenendo però i segnali di prezzo e di mercato che spingono verso una diminuzione della domanda di energia.

È più semplice, infatti, adottare misure generiche per ridurre i prezzi di elettricità e gas, ad esempio abbassando le tasse o i prelievi fiscali sui consumi energetici, ma si tende così ad avvantaggiare chi ha consumi più elevati perdendo di vista il target più importante, cioè la riduzione della domanda.

Una soluzione potrebbe essere quella di prevedere una determinata percentuale di consumo energetico domestico standard fornita a un prezzo sociale calmierato, mentre il resto dei consumi rimarrebbe esposto ai prezzi di mercato.

Un approccio di questo tipo, si suggerisce, potrebbe essere perfezionato nel tempo per includere altre variabili rilevanti, come la composizione familiare.

Inoltre, occorre bilanciare gli interventi a breve termine con gli obiettivi a lungo termine. In pratica, le misure di supporto, in primis quelle pensate per sostenere famiglie e imprese nei mesi invernali, non dovrebbero disincentivare o ritardare le azioni per affrontare in modo più strutturale la crisi energetica.

La sfida, infatti, è ridurre sempre di più la domanda di fonti fossili con un mix di interventi per il risparmio energetico e la crescita delle fonti rinnovabili.

Ecco perché è così importante mettere in campo misure più articolate: si parla, ad esempio, di meccanismi di aiuto tarati su differenti parametri, come consumi, reddito e classe energetica degli edifici.

Considerazioni simili si ritrovano nel recente Policy brief di Bruegel, istituto indipendente di ricerca su temi politici-economici, basato a Bruxelles.

In quel documento, ricordiamo, si sottolinea che la risposta politica europea “finora è stata eccessivamente focalizzata a livello nazionale e potrebbe minare gli obiettivi di tranquillizzare i mercati energetici nei prossimi 18 mesi e di raggiungere gli ambiziosi traguardi di decarbonizzazione” (neretti nostri nelle traduzioni).

Bruegel, infatti, sostiene la necessità di finalizzare un patto energetico europeo basato su quattro pilastri generali:

  • sforzi comuni di tutti i Paesi per ridurre la domanda
  • offrire tutti i meccanismi di flessibilità disponibili sul lato delle forniture
  • impegno politico a mantenere i flussi transfrontalieri di energia
  • compensazioni finanziarie per i consumatori vulnerabili.

Secondo gli analisti, è stato “fuorviante sovvenzionare, come ha fatto finora la Ue, il consumo generalizzato di energia anziché la riduzione della domanda energetica.

Ora più che mai serve maggiore chiarezza e compattezza a livello europeo su quali provvedimenti adottare; il nulla di fatto sul price cap al gas, al Consiglio europeo informale di venerdì scorso, non è un buon segnale. La questione è rimandata al prossimo Consiglio del 20 ottobre.

 

 

 

 

Fonte: www.qualenergia.it




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