“Oggi esiste una netta disconnessione tra gli obiettivi climatici che i governi e le aziende si sono prefissati e lo stato attuale delle tecnologie energetiche convenienti e affidabili in grado di raggiungere questi obiettivi”.

Non diffondono ottimismo le parole con cui Fatih Birol, direttore esecutivo della International Energy Agency (Iea), ha presentato il nuovo rapporto pubblicato ieri dall’Agenzia, lo Special Report on Clean Energy Innovation.

Il documento indaga su quanto l’innovazione debba essere accelerata per raggiungere emissioni nette zero, migliorando al contempo la sicurezza energetica in un arco di tempo compatibile con gli impegni internazionali sul clima: un nuovo strumento interessante che analizza oltre 400 tecnologie per l’energia pulita .

Specie nei settori più “difficili” come i trasporti a lunga distanza e l’industria pesante – è il messaggio principale che emerge – la decarbonizzazione dipende da tecnologie che non hanno ancora raggiunto il mercato oggi.

“Il messaggio è molto chiaro: senza un’innovazione molto più rapida, raggiungere gli obiettivi sulle emissioni nette zero nel 2050 sarà quasi impossibile“, ha sottolineato Birol.

In settori come il trasporto marittimo, l’autotrasporto, l’aviazione e le industrie pesanti come acciaio, cemento e prodotti chimici, si spiega, servono tecnologie che non sono attualmente in uso commerciale e il problema sono appunto le incertezze e soprattutto i tempi che servono per portare le soluzioni dai laboratori al mercato.

Circa i tre quarti delle riduzioni cumulative delle emissioni che sarebbero necessarie verrebbero da tecnologie che non hanno ancora raggiunto la piena maturità, secondo il rapporto. Ad esempio, servirebbero rapidi progressi nella progettazione di nuove batterie, che sono ancora allo stadio di prototipo, per elettrificare il trasporto a lunga distanza.

Per questo il rapporto sottolinea l’importanza di garantire che le soluzioni cruciali siano pronte in tempo per l’avvio di cicli di investimento pluridecennali nelle industrie chiave. In gioco ci sono quantità di emissioni enormi per i decenni a venire: se entro il 2030 fossero disponibili le tecnologie chiave per sfruttare il prossimo ciclo di rinnovo di impianti nell’industria pesante, si potrebbero evitare quasi 60 gigatonnellate di emissioni di CO2, stima il rapporto Iea.

Il settore pubblico e quello privato, avverte la Iea, attualmente non riescono a investire a sufficienza e la crisi del Covid-19 sta minacciando di minare ulteriormente in tutto il mondo i progetti per lo sviluppo di nuove tecnologie energetiche vitali.

“Un recente sondaggio della Iea ha rivelato che le aziende che stanno sviluppando tecnologie a emissioni nette zero ritengono probabile che i loro budget per la ricerca e lo sviluppo saranno ridotti, un chiaro segno del danno che la crisi del Covid-19 potrebbe fare all’innovazione energetica pulita”, ha denunciato Birol. “Ora non è il momento di indebolire il supporto per questo lavoro essenziale. Semmai, è tempo di rafforzarlo”.

Per aiutare i decisori politici in questo momento difficile, il rapporto offre varie indicazioni, prima fra tutte quella di aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo: nonostante il Covid-19 i governi dovrebbero mantenere i finanziamenti per l’R&D almeno ai livelli pianificati fino al 2025 e prendere in considerazione l’idea di aumentarli in aree strategiche.