Novità  e normative sui mandati diretti di energia e gas

Rinnovabili elettriche: Draghi punta al “72% al 2030”, ma nel Pnrr il target non c’è

Rinnovabili elettriche: Draghi punta al “72% al 2030”, ma nel Pnrr il target non c’è

Nella sue replica alla Camera il premier ha frenato anche sull’idrogeno verde. La delusione di Free.

“Il target previsto è 72% dell’elettricità globale da fonte rinnovabile nel 2030. Vuol dire installare circa 70 GW di potenza rinnovabile nei prossimi dieci anni. Il ritmo attuale d’installazione è 0,8 GW.”

L’affermazione, resa ieri dal presidente del Consiglio Mario Draghi nella sua replica alla Camera sul Pnrr, è in linea con le stime fatte dalle associazioni delle rinnovabili di quanto le fonti pulite dovrebbero crescere per soddisfare il nuovo obiettivo Ue per fine decennio.

Peccato che il Piano nazionale di ripresa e resilienza (che abbiamo analizzato qui nelle parti sulle Fer) non faccia cenno al traguardo citato, ma solo al target obsoleto del Pniec (redatto prima che l’Europa innalzasse i suoi obiettivi) mentre gli interventi per le rinnovabili previsti porterebbero a meno di 5 GW di nuova potenza.

Ieri alla Camera poi Draghi ha confermato un sospetto che in molti avevano: gli investimenti sull’idrogeno, cui nel Piano sono destinati ben 3,6 miliardi almeno in una prima fase, non saranno riservati solo a quello verde, cioè da Fer.

“È evidente – ha spiegato infatti il premier – che la transizione debba tendere all’utilizzo dell’idrogeno verde”; ma poi ha aggiunto: “questo, teniamolo a mente, richiederà un’efficacia senza precedenti nel raggiungimento degli obiettivi di generazione di elettricità da sorgenti rinnovabili, in assenza delle quali si dovranno considerare tecniche alternative per la generazione del vettore idrogeno”.

Delusi i commenti che arrivano in redazione dal mondo delle rinnovabili: “Sulle rinnovabili si punta a un incremento, ma non ci siamo– afferma Livio de Santoli, presidente del Coordinamento Free – I pochi numeri che troviamo sull’argomento, infatti, confermano ciò. 2 GW per l’agrivoltaico, 2 GW per le comunità energetiche, e solo per i comuni al di sotto di 5.000 abitanti, quando invece occorrerebbe includere le aree industriali e le periferie delle metropoli, 0,2 GW per l’off shore, praticamente un unico grande impianto, 2,5 miliardi di metri cubi di biometano quando sono 70 quelli utilizzati oggi di gas naturale, sono questi i numeri che sembrerebbero sbagliati – e che rappresentano il 15-25% del necessario –  se non fosse che provengono dal Governo».

Il Coordinamento Free ha stimato, in un recente documento, come obiettivo intermedio al 2025, cifre diverse: 26 GW di fotovoltaico, 7 GW di eolico.

“Si tratta di una percentuale ridotta rispetto alle rinnovabili necessarie per rispondere alle richieste europee. – dice De Santoli – E per il processo autorizzativo degli impianti che come sappiamo è uno degli ostacoli più grandi che riguarda le rinnovabili mi sembra ci sia farraginosità e poca chiarezza. Bene la cabina di regia alla Presidenza del Consiglio, cosa che il Coordinamento chiede da molto tempo, ma anche presenza di ruoli che si sovrappongono, tra Comitato interministeriale per la transizione ecologica, al quale però non partecipa il Ministero della Cultura e una struttura apposita presso la Presidenza del Consiglio in raccordo con il Dipartimento Affari Giuridici e coordinata dal Ministro della pubblica amministrazione. Tradotto: si creano due organismi o tre e non si dice che le Soprintendenze devono intervenire solo sulle aree vincolate”.

 
“Un ribasso che non riguarda solo le rinnovabili ma anche l’economia circolare che è citata quasi esclusivamente come se riguardasse solo il ciclo dei rifiuti comunque considerati nella loro accezione tradizionale, e quando si accenna alla intera filiera di prodotto ci si riferisce al solo settore agricolo. – conclude de Santoli -Non si può avere un’idea di questo tipo nel 2021 perché pericolosa per la politica industriale del nostro paese che invece con il New Generation EU va potenziata. Speriamo che a questo PNRR seguano interventi più incisivi e coerenti, a cominciare da una drastica revisione del PNIEC”.
 
 
Fonte: qualenergia.it



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