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Pompe di calore geotermiche e Superbonus, una combinazione vincente

 

Pompe di calore geotermiche e Superbonus, una combinazione vincente

Vantaggi, svantaggi, efficienze, costi di una soluzione che con la detrazione del 110% diventa molto interessante.

Quali opportunità ci sono oggi per installare pompe di calore geotermiche grazie al Superbonus?

Sostituire l’impianto di riscaldamento, ricordiamo, è un intervento “trainante” che può dare accesso alla maxi detrazione fiscale del 110% in edilizia, introdotta dal decreto Rilancio.

Finora in Italia le pompe di calore geotermiche hanno avuto poca fortuna, frenate da diversi ostacoli, tra cui soprattutto la lentezza delle autorizzazioni, la maggiore complessità di progettazione e il costo più elevato rispetto alle altre soluzioni.

Il problema dei costi, come vedremo, si può risolvere con il Superbonus, mentre le nuove tecnologie permettono di usare pompe di calore geotermiche anche nelle ristrutturazioni, mantenendo i radiatori esistenti e liberandosi dal gas.

Vediamo allora caratteristiche, vantaggi e svantaggi delle pompe di calore geotermiche in ambito residenziale con l’aiuto di Fabio Minchio, ingegnere specializzato in questo settore.

Due categorie di pompe geotermiche

Una pompa di calore, in generale, funziona come un frigorifero invertito: estrae il calore da una fonte naturale (aria, acqua, terreno) e lo trasferisce all’interno dell’edificio con un rendimento molto più elevato rispetto ai sistemi di riscaldamento a combustibili fossili, perché l’energia termica restituita dalla pompa di calore è maggiore dell’energia elettrica consumata per alimentare la macchina.

Per quanto riguarda le pompe di calore geotermiche, queste si dividono principalmente in due categorie: quelle a circuito aperto che utilizzano l’acqua di falda e quelle a circuito chiuso, che impiegano un certo numero di sonde geotermiche che penetrano a circa 100-120 metri di profondità nel terreno.

Quindi la pompa di calore geotermica sfrutta la temperatura costante dell’acqua di falda o del terreno per climatizzare un edificio.

Ed è possibile fare tutto con un unico impiantoriscaldamento invernale e raffrescamento estivo (nel secondo caso, la macchina estrae il calore dall’ambiente interno e lo cede al terreno o alla falda acquifera), oltre alla produzione di acqua calda sanitaria.

Il raffrescamento, però, richiede un impianto adeguato, ad esempio un sistema radiante a pavimento o soffitto, accoppiato opportunamente con deumidificatori, oppure un impianto con ventilconvettori o altra tipologia di sistema ad aria.

Di seguito ci concentreremo sulle applicazioni a circuito chiuso, che normalmente hanno meno vincoli di autorizzazioni e sono adatte alla maggior parte dei terreni, tranne quelli troppo secchi e porosi.

Quanto sono efficienti le pompe di calore geotermiche?

“Il primo vantaggio della pompa di calore geotermica – spiega Minchio – è la sua efficienza. In media è del 20-30% più elevata, a parità di condizioni, rispetto a una pompa di calore aerotermica, perché sfrutta la temperatura costante del terreno, mentre la temperatura dell’aria è più variabile”.

La pompa di calore geotermica, prosegue l’esperto, grazie alla sua efficienza, “garantisce quasi sempre il salto di almeno due classi energetiche richiesto dal Superbonus”.

Inoltre, afferma l’ingegnere, “l’innovazione tecnologica oggi permette di realizzare impianti geotermici nelle ristrutturazioni, conservando i radiatori esistenti, perché le pompe di calore più avanzate possono lavorare con temperature di mandata dell’acqua calda fino a 70 gradi o anche oltre”.

Va detto che la situazione ideale per la pompa di calore geotermica (e in generale per tutte le pompe di calore) è in edifici nuovi o ristrutturati in modo profondo, dove si installano sistemi radianti in grado di lavorare a bassa temperatura, anche per il raffrescamento estivo, ottimizzando così l’efficienza e la convenienza economica dell’impianto.

“Ma va anche sfatata la convinzione – chiarisce Minchio – che la pompa di calore possa essere applicabile solo in questi contesti, essendo oggi possibile, come precisato, servire edifici anche con impianti tradizionali, specialmente se si fa una riqualificazione dell’involucro, ad esempio un cappotto termico esterno”.

Quanto spazio serve?

Un aspetto che può limitare l’installazione di una pompa di calore geotermica, è la disponibilità di un adeguato spazio esterno dove perforare il terreno per le sonde.

Se parliamo di una villetta unifamiliare con il suo giardino, o di un condominio con ampie pertinenze (parcheggi, cortili, aree verdi), di solito non ci sono particolari problemi.

Ma il discorso cambia per gli edifici, tipicamente quelli nei centri storici, dove gli spazi esterni condominiali sono assenti o limitati.

Difatti, spiega Minchio, “per un medio condominio con una ventina di appartamenti, bisogna prevedere indicativamente 20-30 perforazioni che richiedono fra 500 e mille metri quadrati circa di spazio esterno disponibile”.

L’esperto precisa, però, che non è necessario avere un’unica superficie regolare, tipo un quadrato o un rettangolo, ma si possono eseguire le perforazioni (con un diametro di circa 4 centimetri) anche sui vari lati di un edificio o distribuite su diversi parcheggi e cortili, in base al tipo di terreno e alla profondità raggiungibile dalle sonde.

Costi degli impianti e massimali del Superbonus

In tema di costi, l’investimento per un impianto in pompa di calore geotermica è più elevato in confronto a una pompa di calore aerotermica.

Secondo Minchio, per una casa unifamiliare di circa 150 metri quadrati, bisogna prevedere una spesa sui 20-25.000 euro, ma molto dipende anche dal sistema di emissione del calore scelto e dalla eventuale necessità di modificarlo. In alcuni casi, ad esempio, occorre sostituire i radiatori esistenti con altri opportunamente dimensionati per far lavorare il sistema a temperature di esercizio inferiori.

Ricordiamo che l’impianto radiante a pavimento rientra nel Superbonus.

Tuttavia, la spesa totale per installare la pompa di calore geotermica, abbinata al sistema radiante o alla sostituzione dei radiatori, sostiene l’ingegnere, in alcuni contesti potrebbe superare il massimale di 30.000 euro, previsto dal Superbonus per la sostituzione dell’impianto termico.

Negli edifici condominiali con impianti centralizzati è ancora più difficile stimare un costo-tipo per realizzare un impianto in pompa di calore geotermica, spiega il tecnico, perché ogni intervento va studiato su misura e ci sono tante variabili da considerare: potenza del generatore, numero di appartamenti, coibentazione, sistema di distribuzione del calore e altre ancora.

Anche qui occorre prestare attenzione ai massimali di spesa: 20.000 euro per unità immobiliare nei condomini fino a otto appartamenti, 15.000 euro per unità immobiliare nei condomini più grandi (con più di otto appartamenti).

Tali massimali, in genere, precisa Minchio, consentono di installare un impianto geotermico, qualora sia accompagnato da una riqualificazione dell’involucro edilizio.

Ricordiamo, infine, che la pompa di calore geotermica può essere abbinata al fotovoltaico per coprire, del tutto o in parte, il consumo elettrico della macchina con energia rinnovabile autoprodotta. Una prospettiva particolarmente interessante in ottica Superbonus.

Inoltre, si possono valutare soluzioni ibride con pompe di calore multi-sorgente, vale a dire, dispositivi che possono riscaldare, raffrescare e produrre acqua calda sfruttando sia la sorgente geotermica (terreno) sia quella aerotermica (aria).

Ciò consente, ad esempio, di realizzare un impianto efficiente con un numero minore di sonde, una possibilità utile soprattutto quando gli spazi esterni all’abitazione sono limitati.

Fonte: Qualenergia.it




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