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Mail, selfie e "Whatsapp". Quanta energia consuma ogni giorno uno smartphone?

 

Mail, selfie e "Whatsapp". Quanta energia consuma ogni giorno uno smartphone?

Il digitale non è a impatto zero. “La sola ricarica dei cellulari nel nostro paese in un anno equivale ad alimentarne più di 80mila case"

Tutti i giorni mandiamo mail, scattiamo selfie, inviamo messaggi su Whatsapp. Caricheremo questo articolo in rete servendoci di un pc, molti di voi lo leggeranno tramite un cellulare. Scatta, scrivi, invia. Guarda, ascolta, riprendi. In pochi sono consapevoli dell’impatto energetico richiesto per compiere questi piccoli gesti, che ognuno di noi ripete nel quotidiano centinaia di volte. Si calcola che un’email da 1 Megabyte emetta circa 19 grammi di Co2, per dirne una. Una ricerca inglese ha calcolato che se i britannici evitassero di inviare messaggi di posta elettronica inutile - come quelli in cui scriviamo semplicemente “grazie” - equivarrebbe al togliere dalle strade 3mila macchine diesel. Con l’energia elettrica utilizzata dal digitale in Italia, potrebbero essere alimentate quasi un milione e mezzo di case. La sola ricarica dei cellulari nel nostro paese in un anno equivale ad alimentarne più di 80mila.

“Qualsiasi cosa ha un impatto, specie quando lo moltiplichiamo per 7 miliardi di persone. E il digitale è forse una degli strumenti più impattanti che esistano”, dice ad Huffpost l’ingegner Vincenzo Triunfo, specializzato in gestione e programmazione degli impianti per la produzione di Energia da fonte rinnovabile e consulente energetico/ambientale per diverse aziende ed enti. “Sono più gli smartphone che i vaccini covid nel nostro paese. Ogni giorno in Italia circa 80 milioni di smartphone vengono caricati. Ogni smartphone e tablet consuma mediamente intorno ai 15 Wh al giorno, moltiplicate per 80 milioni e potete comprendere”. Secondo i dati forniti da Facile.it sul consumo medio per elettrodomestici, una famiglia composta da quattro persone per l’utilizzo annuale di 2 televisori, 2 computer, 2 condizionatori, frigorifero, lavastoviglie, lavatrice e scaldabagno elettrico, consuma mediamente 3600 kWh. Un giorno di smartphone in Italia equivale quindi circa al consumo energetico annuale di 33 famiglie di questo tipo.

Si tratta ovviamente di dati molto approssimativi, che danno però un’idea del fenomeno. Il carbon footprint fornisce un’indicazione di quella che è l’impronta di carbonio di qualsiasi tipo di attività antropica: ogni attività può essere calcolata in termini di impatto sull’ambiente con la produzione di CO2. Misurarlo vuol dire fare un’analisi della filiera, ci spiega l’ingegner Triunfo. In Italia ci sono stazione radio base che permettono ai cellulari di funzionare e consumano circa 2,7 di TWh all’anno, che rappresentano circa l’1% di consumo nazionale di energia elettrica. Per il digitale, per calcolare l’impatto è necessario tener conto di diverse variabili: l’utilizzo del device specifico, la produzione, lo smaltimento, l’infrastruttura, l’utilizzo di energia elettrica, la climatizzazione, come viene prodotta l’energia elettrica nel paese specifico in cui viene utilizzato. Perché ogni paese adotta politiche diverse. L’Italia è posizionata abbastanza bene. “La produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili su consumi si attesta intorno al 35%”, spiega Triunfo, “Nel 2020 c’è stato un valore più alto, perché con la pandemia sono diminuiti tantissimo i consumi industriali a causa del lockdown, mentre sono aumentate le rinnovabili, raggiungendo il 40%”.

La pandemia ha altrettanto fortemente inciso sull’utilizzo delle tecnologie, accelerando il processo di digitalizzazione del paese. “Oggi per svolgere qualsiasi tipo di attività online con la pubblica amministrazione abbiamo bisogno dello Spid” dice l’ingegnere, “l’identità digitale ci aiuta a risolvere tanti problemi che prima necessitavano la presenza in un ufficio pubblico. Questo vuol dire che ci sarà un incremento ulteriore anche in quelle fasce d’età avanzata che utilizzavano poco il digitale. È vero però che si diminuiscono così i consumi per la mobilità. È un equilibrio che va trovato”. Con il lockdown e lo smartworking, sono aumentate anche le riunioni su Zoom. Secondo una stima di uno studio del 2012 una riunione di cinque ore in videoconferenza tra partecipanti di diversi Paesi produrrebbe fra i quattro e i 215 chili di CO2. Anche in questo caso, l’impatto degli spostamenti sarebbe decisamente più importante.

Si parla molto di crisi climatica, dell’importanza di prestare attenzione ai piccoli gesti, ma nel focus del problema viene dato poco spazio all’impatto del digitale. Quattro ore di streaming consumano quasi quanto un frigorifero in una settimana. La Bbc stima che un tweet abbia invece un’impronta di 0,2 grammi. Secondo un report di Shift Project, le tecnologie digitali sono responsabili del 4% delle emissioni di gas serra, una cifra che potrebbe raddoppiare già entro il 2025. Secondo un altro studio nel 2040 l’impatto del digitale arriverà al 14% delle emissioni globali di CO2. La Carbon Thumbprint - thumb è il pollice che muoviamo sui nostri device - calcola l’impatto ambientale che viene innescato per attivare tutte le infrastrutture che consentono allo smartphone di funzionare come dovrebbe: guarda un video, scatta un selfie, manda una email. Un provider australiano carbon-neutral, Belong, ha sviluppato uno strumento che permette a chiunque di calcolare approssimativamente la propria.

 

“Più gli smartphone diventano potenti, più c’è richiesta di trasmissioni dati, contenuti multimediali, qualità dei video, più c’è richiesta di energia. Questi consumi cresceranno. Anche il 5G darà un ulteriore impatto”, dice l’ingegner Triunfo. Un rapporto del European Environmental Bureau del 18 settembre 2019 ha calcolato che soltanto in Europa, l’intero ciclo di vita dei dispositivi elettronici come smartphone o computer è responsabile del rilascio in atmosfera di 14 tonnellate di emissioni equivalenti ogni anno, come l’intero stato della Lettonia nel 2017. Se il ciclo di vita dei dispositivi venisse allungato anche solo di un anno si potrebbe risparmiare il corrispettivo di 2 milioni di emissioni equivalenti, come se si togliesse lo stesso numero di automobili in circolazione. “Le aziende devono lavorare sull’efficienza energetica. È importante investire su questo. Non solo per i trasporti, ma anche per il digitale Il Pnrr questo dice”.

 

 

Fonte: huffingtonpost.it




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