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Superbonus 110%, boom di richieste: mancano ponteggi e materiali per l’edilizia

 

Superbonus 110%, boom di richieste: mancano ponteggi e materiali per l’edilizia

Mancano i ponteggi, mancano i materiali. L’edilizia da Milano a Roma è nel caos. Mentre, sulla scia della proroga del Superbonus 110%, sono decine e decine i condomìni che si stanno affrettando a iniziare i lavori per rifare le facciate malandate, i costi delle materie prime continuano la loro corsa, con la conseguenza che non sono pochi i cantieri già aperti che non riescono a chiudere perché mancano i materiali (questa estate a un certo punto il polistirolo per i cappotti era sold out). Così come chi vorrebbe partire con i lavori si sente rispondere che non ci sono più ponteggi liberi. E si rimanda tutto al 2022.

La proroga del Superbonus al 110%

 

Di fatto, dopo l’ultimo decreto Semplificazioni che ha sciolto alcuni dubbi che frenavano la partenza, la domanda nel settore è esplosa, creando una sorta di “overbooking” di richieste, un surplus di domande rispetto al numero delle imprese sui territori. Anche perché, oltre ai prezzi alle stelle dei materiali di cantiere di sempre più difficile reperibilità, anche la manodopera risulta ora non sempre sufficiente, come sta accadendo in regioni come la Lombardia o la Liguria.

Dal ferro al legno: prezzi alle stelle

Ma quali sono i materiali che stanno mettendo in difficoltà l’edilizia? Come sappiamo, «l’eccezionale incremento di prezzo di alcune importanti materie prime connesse all’attività di costruzione quali metalli, materie plastiche derivate dal petrolio - che ha subito, anch’esso, un forte apprezzamento-, calcestruzzo e bitumi emerso sul finire dello scorso anno ed esploso all’inizio di quest’anno prosegue e si rafforza», spiega l’Ance, l’Associazione nazionale costruttori edili. A maggio l’incremento di prezzo, da novembre del 2020, aveva raggiunto il 150%. Ora, rame, ferro e acciaio costano all’edilizia anche il 110% in più. Il tutto, poi, lo sappiamo, si inserisce nel contesto “anomalo” seguito dala crisi pandemica, caratterizzato da una scarsità di offerta dovuta alle ripetute chiusure, industriali e commerciali in quasi tutta Europa e nel resto del mondo.

Gli aumenti di prezzo registrati per l’Italia, dice l’Ance, sono generalizzati anche ad altri Paesi europei. Rincarano i prezzi anche di abete (a settembre era pari al 39,4%), pino (+32,5%) e noce (+25,9%). Ma ad aumentare è stata anche la vernice: gli operatori di Assolegno riferiscono di due aumenti in 3 mesi, ognuno di circa 3/4% l’uno.

 

«La colpa non è del Superbonus»

Incrementi importanti si registrano anche in altri materiali di primaria importanza per l’edilizia. Secondo Ance, i polietileni hanno segnato incrementi superiori al 110% tra novembre 2020 e aprile 2021; stessa cosa per il rame (+29,8%), il petrolio (+45,3%) e i suoi derivati, sempre nello stesso periodo di riferimento. Anche per il “bitume”, sulla base dei dati Siteb – Strade italiane e bitumi - si rilevano incrementi del prezzo del 21,9% tra novembre 2020 e aprile 2021. A ciò si aggiunge il cemento che ha registrato, secondo un’indagine Ance svolta nel mese di febbraio, aumenti di prezzo di circa il 10% a gennaio 2021, rispetto al mese precedente, per oltre un terzo dei rispondenti. Per l’Ance è importante scagionare il Superbonus: «l’origine di tali aumenti di prezzo non risulta collegata al crescente utilizzo della misura fiscale Superbonus 110%», si legge in una nota. «Diversi, infatti, sono i motivi che rendono questa interpretazione assolutamente non condivisibile». Insomma, l’agevolazione non starebbe “drogando” il mercato, come sostengono alcuni. L’agevolazione «ha iniziato a produrre i primi effetti reali sul mercato solo a partire dal febbraio scorso, quando gli aumenti erano già avvenuti», spiega l’associazione dei costruttori. «Inoltre, gli aumenti di prezzo sono denunciati anche da altri settori industriali come ad esempio l’automotive. A ciò si aggiunge che i fenomeni di rialzo dei prezzi dei materiali coinvolgono anche i mercati internazionali, e non sono, quindi, collegati a dinamiche interne al mercato italiano. Anche grandi Paesi europei, come Francia , Germania e Regno Unito stanno denunciando gli stessi rincari.

 

 

Fonte: corriere.it




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