Novità  e normative sui mandati diretti di energia e gas

L'Ue frena sulla casa green, ma sdogana il superbonus

 

L'Ue frena sulla casa green, ma sdogana il superbonus

Pacchetto clima/energia. Timmermans in italiano dopo l'allarme sul divieto di vendita dal 2030: "Non vi sequestriamo casa". Passa proposta italiana su stock comuni di gas

 

L’85 per cento degli edifici nell’Unione Europea è stato costruito prima del 2000. Di questi, il 75 per cento ha una cattiva performance energetica dal punto di vista ambientale, ma più dell’85 per cento di questi edifici sarà ancora in piedi nel 2050. Dunque, bisogna fare qualcosa per adeguarli ai nuovi standard della transizione energetica e renderli neutri dal punto di vista climatico per la metà del secolo. È questo l’obiettivo della nuova proposta di direttiva della Commissione Europea sull’efficienza energetica delle abitazioni che, di fatto, sdogana la proroga del Superbonus al 110 per cento. Il testo è un vero e proprio ‘pacchetto energia’ che accoglie anche la proposta italiana per uno stoccaggio comune europeo del gas su base volontaria come misura per contrastare i rincari dei prezzi dell’energia.

In seguito alle pressioni degli Stati membri, Bruxelles ha ammorbidito il testo presentato oggi dalla Commissaria Kadri Simson. La bozza iniziale prevedeva che gli stabili non a norma entro il 2027 per quelli pubblici e entro il 2030 per gli edifici di residenza privata non potevano essere messi in vendita o in affitto. Il testo definitivo invece prevede che possano essere messi in commercio anche se non ammodernati dal punto di vista ambientale: saranno i governi ad adottare normative specifiche.

 

Siccome l’argomento ha fatto particolarmente rumore in Italia, il commissario europeo Frans Timmermans parla in italiano in conferenza stampa per chiarire. “Bruxelles - scandisce il responsabile del Green deal nella squadra von der Leyen - non vi sequestrerà casa. Bruxelles non vi dirà che non potete vendere la casa se non è ristrutturata, nessun burocrate di Bruxelles confischerà la vostra casa se non è ristrutturata. La proposta di direttiva non contiene alcun divieto di vendita o affitto per chi è in classe G, cioè per quel 15 per cento degli edifici identificati con la peggiore efficienza energetica nel singolo Paese. La proposta - continua Timmermans - lascia agli Stati membri la libertà di decidere come rispettare gli standard minimi”.

E qui il commissario europeo tocca il tema ‘scottante’ delle risorse per riqualificare gli edifici e pagare meno in bolletta: “Si potrà ottenere un sostegno dal governo italiano o dall’Ue per ridurre la bolletta. Ci vuole un po’ di sforzo ma ne vale la pena anche per evitare le 400mila morti premature in Europa” dovute all’inquinamento. È un primo ‘sdoganamento’ del Superbonus italiano per le ristrutturazioni, ma altri segnali del genere sono contenuti nella testo stesso della Commissione (ne parliamo più avanti). E in conferenza stampa, rispondendo ad una nostra domanda, sia Timmermans che la Commissaria Kadri Simson apprezzano il bonus al 110 per cento pensato a Roma, la cui proroga è oggetto di discussione in questi giorni in Parlamento nell’iter della legge di bilancio.

“Le misure nazionali per sostenere la riqualificazione energetica degli edifici, soprattutto per le classi meno agiate, sono più che benvenute”, dice Simson. D’accordo anche Timmermans: “Il governo italiano deve dare sussidi ai più poveri, i mezzi li decidono le autorità nazionali”.

Tornando al testo della Commissione, un po’ di flessibilità c’è anche per gli edifici di nuova costruzione. “Ove tecnicamente fattibile”, scrive la Commissione, “il 100 per cento del consumo energetico di tutti i nuovi edifici deve essere coperto da energia rinnovabile a partire dal 2030, con un’adozione anticipata a partire dal 2027 per gli edifici pubblici. Gli Stati membri dovrebbero pianificare politiche e misure in vista della completa eliminazione entro il 2040 dell’uso di combustibili fossili negli edifici”. Poiché la durata degli impianti di riscaldamento è di circa 20 anni, Bruxelles propone che “le caldaie alimentate a combustibili fossili non potranno beneficiare del sostegno pubblico a partire dal 2027”.

La nuova proposta europea mira a semplificare i sistemi di classificazione energetica degli edifici. “La classe ‘A’  dovrebbe corrispondere agli edifici a emissioni zero, la ‘G’ corrisponde al 15 per cento degli edifici peggiori in ogni paese, con i restanti edifici nel paese distribuiti proporzionalmente tra le classi intermedie”. Ciò consentirà un sistema di classificazione degli edifici “più chiaro e semplice, pur essendo flessibile e adattabile alle caratteristiche nazionali del patrimonio edilizio”, scrive la Commissione

Quanto ai finanziamenti per i lavori di ristrutturazione, “grande ostacolo” del percorso di transizione energetica, Bruxelles mette in conto un mix di finanziamenti privati e pubblici, tipo il nostro Superbonus che, pur rappresentando una spesa non indifferente per lo Stato, non rischia di finire nel mirino dell’Ue, che sulla transizione energetica ha abbandonato i vecchi schemi di austerity. Del resto, il Superbonus è menzionato anche nel piano di ripresa e resilienza italiano, approvato dall’Ue. Di certo però l’invito esplicito agli Stati è di mobilitare investimenti privati: “Gli Stati membri sono inoltre a mettere a punto strumenti abilitanti e finanziari per rendere più attraenti gli investimenti privati ​​e indirizzarli alle esigenze di ristrutturazione”.

Di suo, Bruxelles punta a “mobilitare finanziamenti con un massimo di 150 miliardi di euro dal bilancio dell’Ue entro il 2030”. Le risorse provengono da diverse fonti, tra cui “il Fondo regionale e di sviluppo dell’Ue, il Fondo di coesione e il Fondo per la ripresa e la resilienza”. E poi c’è il nuovo Fondo sociale per il clima, istituito con il pacchetto ‘Fit x 55’ presentato a luglio: mobiliterà 72,2 miliardi di euro dal bilancio dell’Ue per il periodo 2025-2032 per sostenere le famiglie, in particolare quelle che vivono negli edifici con le prestazioni peggiori. Per consentire un’efficace combinazione di finanziamenti pubblici e privati, la Commissione punta anche a rivedere la normativa sugli aiuti di Stato in modo che sia “più adatta alle esigenze degli standard minimi di rendimento energetico”.

Insomma ridurre l’emissione di Co2 causata dai riscaldamenti, degli impianti di aria condizionata e in generale del consumo energetico degli edifici è troppo vitale per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica stabiliti dall’Ue nell’ambito del Green deal e delle trattative internazionali sull’ambiente (Cop26, Agenda Onu 2030 per la sostenibilità economica, sociale, ambientale). Gli edifici assorbono il 50 per cento dell’energia che consumiamo, stimano in Commissione Ue. Ma questa è una storia che parla anche tanto di povertà. Secondo i dati del 2020, l’80 per cento della popolazione europea non riesce a mantenere calde le proprie abitazioni per via di una dispersione di calore dovuta a inefficienza energetica degli edifici.

“Spesso lo spreco di energia è sinonimo di povertà”, segnala una fonte europea. E proprio le classi sociali povere sono le più “vulnerabili” rispetto ai rincari dei prezzi dell’energia. Perché “una casa in classe energetica G consuma in media circa 10 volte più energia di un edificio a zero o quasi zero emissioni”.

Per questo la proposta di direttiva presentata oggi affronta anche il tema del ‘caro bollette’. Contrariamente alle convinzioni della maggior parte dei leader dell’Unione, che domani ne parleranno al Consiglio Europeo in programma a Bruxelles, l’Acer (Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia) stima che l’aumento dei prezzi dell’energia potrebbe non essere temporaneo e che ad aprile i prezzi caleranno di poco, restando alti. È questa la cornice che ha spinto la Commissione Europea a recepire la proposta presentata in un documento comune dall’Italia, la Francia, la Spagna, Grecia, Romania e Cipro di consentire stoccaggi comuni del gas e appalti comuni su base volontaria in modo da calmierare i prezzi.

“La proposta consente inoltre agli Stati membri che lo desiderino di istituire un meccanismo per l’acquisto congiunto volontario da parte dei gestori dei sistemi di trasmissione (Tso) di scorte di gas strategiche, che potrebbero essere liberate in caso di emergenza - scrive la Commissione - Il meccanismo volontario dovrebbe essere in linea con il mercato dell’energia e le regole di concorrenza e aperto alla partecipazione in una fase successiva di altri Stati membri che lo desiderino”. Tradotto: la Germania non è riuscita a bloccare la proposta partita dagli Stati del sud.

 

Fonte: www.huffingtonpost.it

 
 
 



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