Novità  e normative sui mandati diretti di energia e gas

Caro energia, le imprese chiedono canali di fornitura alternativi

 

Caro energia, le imprese chiedono canali di fornitura alternativi

Otto miliardi nel 2019, scesi a cinque nel 2020 a causa delle chiusure e riduzioni dell’attività, ma risaliti incredibilmente a 21 miliardi nel 2021 e, secondo stime, nel 2022 si arriverà ai 37 miliardi con una successiva stabilizzazione dei prezzi nel lungo periodo, che porterà comunque a 22 miliardi nel 2023. Sono i numeri da capogiro di quanto ha pagato, e pagherà, il sistema imprenditoriale italiano solo per due commodities, elettricità e gas, schizzate alle stelle per quella che gli addetti ai lavori definiscono la «tempesta perfetta»

Se il Governo ha stanziato 3,8 miliardi per calmierare le bollette delle famiglie e persone meno abbienti, ne servirebbero almeno 30, come una Finanziaria, per sostenere nell’immediato le industrie, in particolare quelle di piccole e medie dimensioni, che da sole rappresentano l’85% del tessuto economico nazionale. Da settimane Confindustria, Confartigianato e sindacati agricoli battono su questo tasto: l’Italia dipende per il 95% da fonti straniere per l’approvvigionamento energetico, alla base dei rincari c’è soprattutto la «corsa del gas», con la Russia che rifornisce l’Europa di poco meno della metà del gas consumato dal vecchio continente.

 

Da tempo, Mosca apre e chiude i rubinetti a suo piacimento. I prezzi dell’energia volano e stanno mettendo in ginocchio alcuni dei settori più legati alle forniture di metano ed elettricità. A dicembre hanno registrato un aumento del 572% rispetto al periodo pre-crisi. A gennaio, il costo del gas salirà del 125% e quello della luce del 120%. Venerdì, in Confindustria a Cuneo, è sceso in campo il delegato nazionale per l’energia, Aurelio Regina, e ha spiegato che l’associazione «non ha intenzione di restare con le mani in mano». Fra le proposte, si guarda al «tesoretto» italiano, il potenziamento della produzione italiana del gas che potrebbe raddoppiare in pochi mesi, passando da 4 a otto miliardi di metri cubi. Ma anche all’apertura di nuovi canali di forniture per assicurare scorte nei prossimi anni, da vendere a prezzi agevolati. Va quindi ripensato il «sistema Italia», con strategie sia congiunturali, sia strutturali sia nel lungo periodo, dalle rinnovabili al nucleare, che tuttavia continua a dividere la politica.

E intanto i piccoli imprenditori si leccano le ferite. Nel mondo agricolo è aumentato tutto, le bollette si riflettono in tutta la filiera, dalle colture alla zootecnia, dalla produzione alla trasformazione e distribuzione dei prodotti. Il comparto sta già affrontando un salasso per l’impennata dei costi per l’alimentazione del bestiame, il riscaldamento delle serre, le spese per le celle frigo della frutta, il gasolio (+50%) per le attività di estirpatura, rullatura, semina, concimazione, mangimi.

Sul fronte artigianale, le piccole e medie imprese pagano anche 4 volte i costi dell’energia rispetto all’industria, le aziende non sanno più come fare per produrre e accettare ordini, perché gli aumenti indescrivibili delle materie prime, causate dalla speculazione, non si possono trasferire sulla committenza. Così i margini di guadagno si riducono ed il rischio è che si fermino addirittura le macchine. Per alcuni un lockdown forzato. Per altri, una chiusura definitiva.

Fonte: www.lastampa.it




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