Novità  e normative sui mandati diretti di energia e gas

I rincari di gas ed energia elettrica rischiano di bloccare le imprese

 

I rincari di gas ed energia elettrica rischiano di bloccare le imprese

L'impennata della quotazione del gas, in particolare, si è rapidamente trasferita sul prezzo dell'energia elettrica in Italia, facendo lievitare i costi energetici delle imprese industriali: 37 miliardi previsti per il 2022, da 8 nel 2019

Il caro energia rischia di bloccare le imprese italiane. L'aumento dei prezzi delle materie prime sui mercati internazionali, iniziato dagli ultimi mesi del 2020, è ampio e diffuso. L'impennata della quotazione del gas, in particolare, si è rapidamente trasferita sul prezzo dell'energia elettrica in Italia, facendo lievitare i costi energetici delle imprese industriali: 37 miliardi previsti per il 2022, da 8 nel 2019.

 

 

IMPROVVISA IMPENNATA DEL PREZZO DEL GAS NATURALE

 

CsC lancia l’allarme: si rischia blocco delle imprese

«Un livello insostenibile per le imprese italiane» sottolinea il Centro Studi di Confindustria in una nota pubblicata il 17 gennaio, dal titolo: “I rincari delle commodity, in particolare del gas e dell'energia elettrica, rischiano di bloccare le imprese”. Un livello «che minaccia chiusure di molte aziende in assenza di interventi efficaci. Il prezzo dell'elettricità è più alto che in Francia e altri paesi europei, a seguito delle policy che questi hanno messo in campo. Questi rincari significano anche un marcato aumento della bolletta energetica, pagata dall'Italia ai paesi esportatori».

MARGINI DELLE IMPRESE EROSI DAL RINCARO DELLE COMMODITY

 

Brusca compressione dei margini operativi

Il forte aumento dei costi per le imprese, sulla spinta dei rincari delle commodity, si è tradotto - si legge ancora nel report - «in una brusca compressione dei margini operativi, data la difficoltà di trasferire ai clienti i rincari delle commodity. La sofferenza dei margini è tendenzialmente maggiore nei settori più a valle, quelli che producono beni di consumo (per esempio, abbigliamento e mezzi di trasporto), che sono più vicini alla domanda finale ancora compressa; ma anche nei settori energivori (cemento e ceramica, metallurgia, legno e carta). L'assorbimento dei rincari nei margini delle imprese, fino al loro annullamento, spiega anche perché l'inflazione in Italia rimane più bassa che altrove».

Intervenire su componenti fiscali della bolletta elettrica e del gas naturale

Cosa fare? Secondo CsC, «sono possibili nell'immediato una serie di azioni, sia congiunturali che strutturali: intervenire sulle componenti fiscali e parafiscali della bolletta elettrica e del gas naturale, aumentando il livello di esenzione per i settori della manifattura, in particolare i comparti energivori a rischio delocalizzazione; aumentare la produzione nazionale di gas naturale e riequilibrare, sul piano geopolitico, la struttura di approvvigionamento del Paese; promuovere una riforma del mercato elettrico, al fine di disaccoppiare la valorizzazione della crescente produzione di energia rinnovabile dal costo di produzione termoelettrica a gas».

COSTO ENERGETICO SOLO COMMODITY PER LA MANIFATTURA

Le ipotesi di impatto sui costi

L'impatto sui costi, del resto, è maggiore nei settori che fanno più uso delle commodity con i più forti rincari. In prospettiva, se i rincari saranno in parte temporanei come atteso (alimentari), la situazione dei margini potrebbe alleggerirsi per alcuni settori. Penalizzati resterebbero, invece, quelli che usano le commodity con i rincari più permanenti (metalli, tessili). Tutti i settori si possono giovare del rimbalzo dell'economia italiana, su cui però si stanno accumulando rischi al ribasso: più domanda significherebbe qualche spazio in più per un ritocco al rialzo dei listini industriali, mirato a recuperare parte dell'erosione del mark-up subita finora. Per ora, resta la sofferenza dei margini operativi delle imprese industriali italiane, in diversi settori. Nel 4° trimestre 2021 è stimato il permanere di una situazione difficile sui margini, che sembra tendenzialmente peggiore nei settori produttivi più a valle. Infatti, le commodity non stanno ancora recedendo dai rincari degli ultimi mesi e, quindi, i costi delle imprese restano molto alti.

In Italia inflazione spinta solo dai prezzi dell’energia

In generale, l'inflazione sta crescendo ovunque, anche in Italia (+3,9% annuo) dove però è spinta solo dai prezzi dell'energia, restando più bassa di quella dell'Eurozona e degli Usa. La misura core, al netto di energia e alimentari, in Italia è molto moderata (+1,4% annuo), mentre nell'Eurozona e soprattutto negli Usa è balzata ben oltre la soglia del 2,0% vigilata dalle banche centrali. Lo scenario più probabile resta che la fiammata dell'inflazione in Italia e in Europa sia temporanea, grazie all'attesa flessione delle quotazioni petrolifere, e si registri un rientro nel 2022. Ciò eviterebbe un rialzo dei tassi europei quest'anno, a differenza di quanto accadrà negli Usa.

Le oscillazioni della quotazione del petrolio Brent

La dinamica dei prezzi energetici (+29,1% annuo a dicembre) è responsabile di gran parte dell'aumento dell'inflazione, avendo guidato l'indice generale molto sopra quello core. Nel 2020 si registrava, invece, un calo (fino a -12,7%). I prezzi al consumo dell'energia in Italia (cioè carburanti per i trasporti, gas ed energia elettrica per la casa) seguono, infatti, in media, con un breve ritardo, le oscillazioni della quotazione del petrolio Brent convertita in euro, che quest'anno è risalita oltre i valori pre-crisi: nello scenario CsC, nella media del 2021 si registra un +56% in euro, dopo un -36% l'anno scorso. Nel 2022 il Brent è atteso segnare una parziale flessione e quindi i prezzi energetici in Italia dovrebbero curvare gradualmente al ribasso, verso una dinamica in avvicinamento allo zero, frenando l'indice generale.

INFLAZIONE: AMPIE DIFFERENZE TRA ITALIA, EUROPA E USA

Ampio divario tra l'inflazione americana, europea, italiana

Se da una parte la nota di CsC ricorda che l'enorme rincaro delle commodity, da fine 2020, è comune a tutte le economie occidentali, importatrici di materie prime e manifatturiere, dall’altra l’indagine mette in evidenza che nel 2021 sono emersi profondi divari nella dinamica dei prezzi al consumo nelle diverse economie. Mentre in Italia infatti l'inflazione è salita in larga parte per l'aumento dei prezzi energetici, e al netto di energia e alimentari resta bassa, indicando che le pressioni domestiche sui prezzi sono moderate, le dinamiche dei prezzi sono risultate molto più elevate, in tutto il corso del 2021, in altri paesi dell'Eurozona e, soprattutto, negli Usa.

Mix italiano delle fonti di energia basato sul gas

Tra i principali paesi europei, l'Italia è quello più esposto al rincaro del gas naturale. Infatti, il mix energetico del Paese privilegia tale fonte: 42% del consumo totale di energia in Italia nel 2020 (cui si somma il 36% di petrolio),contro il 38% nel Regno Unito, lontano dal 26% in Germania (che usa molto carbone), dal 23% in Spagna (che si affida di più al petrolio) e dal 17% in Francia (che conta sul nucleare; dati BP). Il significativo livello a cui sono giunte le rinnovabili in Italia (sole, vento eccetera), pari all'11% del consumo energetico, meglio dell'8% in Francia, non è abbastanza per contenere il ruolo di gas e petrolio; altri paesi Ue - sottolinea il report di CsC - sono più avanti su tale fronte (Germania 18%, UK 17%, Spagna 15%), con valori che ne fanno i leader mondiali delle rinnovabili.

 
Fonte: www.ilsole24ore.com



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