Novità  e normative sui mandati diretti di energia e gas

Caro bollette, chi è che boccia il decreto del Governo?

 

Caro bollette, chi è che boccia il decreto del Governo?

I primi commenti alle norme introdotte del Decreto Sostegni ter contro i rincari energetici. Le associazioni chiedono interventi strutturali sulla componente energia

 

I primi no alle misure contro il caro bollette

Dopo il sì del Governo arriva il no delle associazioni. Le misure contro il caro bollette inserite nel nuovo decreto legge Sostegni hanno raccolto un tiepido plauso. Poche ore dall’annuncio del Consiglio dei Ministri sono, infatti, piovute le prime critiche al provvedimento. E non solo dal comparto delle rinnovabili, coinvolto in prima linea dagli interventi. Uno dei rimproveri più condivisi? Il testo governativo non interviene strutturalmente sul problema ma si limita a tamponare l’emergenza.

Secondo Marco Nocivelli, presidente di Anima Confindustria, gli interventi proposti rappresenterebbero “un rimedio temporaneo di breve respiro, senza una visione strategica”. “Bisogna trasformare queste situazioni in occasioni per rilanciare l’economia del paese, non per tamponare le ferite. Riteniamo, quindi, che il Governo debba intervenire in modo strutturale sulla componente energia”, spiega Nocivelli. “Tra le misure strutturali è necessario non dimenticare “l’energia al denominatore”, riducendo i consumi e i costi collegati: bisogna quindi incentivare l’efficientamento del sistema industriale, creando le condizioni necessarie per lo sviluppo di una vera filiera. Le azioni proposte da Confindustria relative alla produzione nazionale di gas e all’impiego della produzione di energia elettrica rinnovabile nella disponibilità del GSE rappresentano una soluzione concreta e a lungo termine”.

Anche ANFIA non teme di definire le nuove misure contro il caro bolletta “congiunturali”. Per l’associazione, che rappresenta la filiera nazionale dell’industria auto, si tratterebbe di una serie di interventi spot insufficienti a contrastare il rialzo del costo del gas e dell’energia elettrica per le aziende. Secondo Roberto Vavassori, Delegato ANFIA per l’Energia “occorre creare una situazione non dissimile da quella della Francia: riformulare il meccanismo di fissazione del prezzo dell’energia facendo giocare le rinnovabili (a presso calmierato a disposizione dell’industria manifatturiera), che oggi non sono considerate”.

 

 Molto più caustico il Coordinamento FREE, ente che rappresenta più di 20 associazioni italiane del mondo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Il coordinamento punta ovviamente il dito sulla misura che colpisce direttamente i produttori di rinnovabili. “Si tratta di una scelta precisa: penalizzare le rinnovabili per favorire le fossili – spiega FREE. – Non si fa menzione nel decreto, infatti, né degli extra profitti dei produttori di energia elettrica che utilizzano il gas per i quali,  avendo contratti di approvvigionamento a lungo termine tuttora in vigore, nei qual esistono precisi criteri di indicizzazione, è possibile calcolare con precisione l’extraprofitto, né dei produttori di gas che sono i veri beneficiari di questa esplosone del prezzo di mercato”.

Oltre a ciò si effettua un intervento sui SAD che in realtà è un ‘non intervento’ visto che riguarda 100 milioni di euro su 18 miliardi e ancora una volta non c’è nulla per collegare gli sconti previsti per gli energivori a interventi efficaci per promuovere lefficienza energetica. In queste ore ci arrivano segnalazioni circa il fatto che gli istituti finanziari stanno bloccando le linee di finanziamento agli impianti in grid parity perché il quadro generale del decreto che è assai confuso, per come è scritto, e  rischia di far pagare due volte alcuni soggetti e non garantisce il quadro di stabilità necessaria allo sviluppo delle rinnovabili”.

 

Fonte: www.rinnovabili.it




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